Il cdm è un trentenne ampiamente fuori corso, frequentante la facoltà di Economia e Commercio di una non meglio specificata località del profondo Sud Italia.
Tarchiato, panza pendula e arti filiformi che lo portano a confondersi con Taz, il diavolo della Tasmania, il cdm tiene molto all’immagine: camicia di flanella, cappottino anni ‘50 e scarpina lucida che tradiscono la vera natura suina del soggetto.
Tarchiato, panza pendula e arti filiformi che lo portano a confondersi con Taz, il diavolo della Tasmania, il cdm tiene molto all’immagine: camicia di flanella, cappottino anni ‘50 e scarpina lucida che tradiscono la vera natura suina del soggetto.
Al primo incontro mi invita a uscire per andare a “Trovare pilu”, non prima di essersi scofanato una bistecca da ottocento grammi rigorosamente con le mani, accompagnata da “N’inzalatina leggera” e grugniti fuori controllo.
All’arrivo alla casa del presunto pilu e al “Chi è?” gracchiato dal citofono, si esibisce in un rutto che riecheggia in tutto il quartiere, seguito dalle maledizioni di un’anziana di passaggio, trasecolata per il ruggito belluino. Ma il particolare che lascia più sgomenti è la fredda risposta che giunge dal citofono: «Sali, M.»
La serata procede con un invito delle ragazze a unirci alla cena, accettato con baldanza dal cdm che, a distanza di quaranta minuti dalla bistecca, ingurgita una porzione da mezzo chilo di tortellini in brodo in 36’’ netti, aspirando il liquido come un Dyson otturato.
La serata procede con un invito delle ragazze a unirci alla cena, accettato con baldanza dal cdm che, a distanza di quaranta minuti dalla bistecca, ingurgita una porzione da mezzo chilo di tortellini in brodo in 36’’ netti, aspirando il liquido come un Dyson otturato.
Conclusa la cena con difficoltà per via di ripetuti rigurgiti che interrompono le conversazioni, torno a casa celermente, spossato da tale incontinenza ferina. Intorno alle tre di notte vengo svegliato dal rumore della doccia. Dopo circa mezz’ora di scrosci incontrollati, il cdm esce dal bagno canticchiando: completamente nudo e fradicio, attraversa il corridoio spargendo acqua e liquidi non meglio identificati ovunque, per poi raggiungere la stanza da cui esce un quarto d’ora dopo, annunciando ai quattro venti la volontà di dormire, non prima di essersi cosparso di profumo dozzinale, scelta che ancora oggi, a distanza di quindici anni, mi riempie di interrogativi.
Il primo giorno a contatto col cdm si conclude alle 4:52, quando vengo nuovamente svegliato, questa volta dalla luciferina declinazione dell’intero calendario per non aver beccato l’over della Lazio.