La storia che vi sto per raccontare giustifica il famoso “no matricole” tanto ricorrente negli annunci di affitto.
Correva l’anno 2015. In casa giunge una matricola, che chiameremo G. Un primo problema evidente sin dai primi giorni è che il suddetto soggetto, di sesso maschile, non sapeva utilizzare il wc: ad ogni suo utilizzo, infatti, battezzava di “pioggia dorata”, copiosamente, TUTTO il bordo del water. Dopo settimane di esasperazione, i coinquilini decidono di produrre delle “istruzioni per l’uso”, apponendo un cartello sul cesso per spiegare al coinquilino come centrarlo, con tanto di disegno esplicativo.
Altra amabile abitudine di G. era quella di appropriarsi di qualsiasi succo di frutta trovasse. Ripreso più volte , il ladro di succhi garantiva sempre “te lo ricompro”. Effettivamente era di parola: ricomprava il succo, ma lo beveva comunque lui.
Una terza sua abitudine, poi, era quella di ordinare pizze in piena notte, salvo poi addormentarsi, costringendo i coinquilini ad alzarsi per rispondere al disperato richiamo dell’esasperato fattorino.
Ma l’apoteosi venne una notte: non una notte qualsiasi, ma la notte prima della fatidica discussione della MIA laurea. Alle 3 AM, infatti, mentre dormivo beatamente dalla mia compagna, mi sveglia il suono del cellulare: L. mi telefona perché non riesce a trovare le chiavi per entrare in casa. Richiamando a me tutta la pazienza del mondo, gli riferisco di non essere in casa e di provare a telefonare all’altro coinquilino.
Il giorno dopo il coinquilino mi racconta il resto della storia: la nostra adorabile matricola di emme l’aveva effettivamente chiamato in piena notte, allo scopo di farsi aprire il portone. Il coinquilino gli apre, attende minuti su minuti, ma G. non sale. Nel frattempo G. continua a chiedere insistentemente al coinquilino di aprire. Il coinquilino allora scende di sotto, pensando che fosse il portone a non aprirsi, ma di G. neanche l’ombra. Dopo diversi altri minuti e diversi altri scambi di messaggi, si scopre, finalmente, che il nostro cdm stava aspettando sotto un altro portone.»