Quando ero una studentessa, mi capitava spesso di andare a trovare il mio ragazzo per brevi periodi. Purtroppo il mio fidanzato condivideva l’appartamento con un autentico cdm, ma talmente di emme che non posso dimenticare la prima volta che sono stata in quella casa.
Premetto che il cdm non è italiano e quando parla usa solo frasi delle canzoni dei Red Hot Chili Peppers, con varie influenze tedesche. Comunicare con lui era quindi molto difficile.
La mattina il mio ragazzo esce per andare a lavoro. Poco più tardi, verso le sette, vedo chiaramente il cdm uscire anche lui, con tanto di saluto e augurio di buona giornata.
Passo così la mia giornata in casa, con le porte aperte e la certezza di essere sola. Più tardi, verso le due del pomeriggio, inizio a sentire dei rumori, come di mobili spostati.
Vado allora in corridoio e il cdm si materializza di fronte a me in pigiama, ciabatta con calzino bianco, maxi giubbotto a prova di freddo siberiano, cappello con visiera, occhiali da sole e due birre fredde in mano. Non riesco a spiegarmi da dove sia apparso.
Comunque lui non si preoccupa della mia faccia sbigottita, mi offre una delle due birre e va sul balcone a fumare. Rientra in casa e si chiude in stanza.
Io intanto passo il pomeriggio in cucina, in modo da avere sotto controllo sia la porta della stanza del cdm che la porta di ingresso. Più tardi, verso le cinque, suona il campanello. Non essendo padrona di casa, attendo che il cdm esca dalla sua stanza per aprire. Ma non lo fa. Allora mi alzo, cerco di aprire la porta ma non posso. È chiusa a chiave.
Mi scuso con chiunque sia al campanello dicendo do aspettare due minuti, il tempo di prendere la chiave di cui sono stata munita per la mia permanenza. Vado in camera a cercare le mie chiavi e il campanello continua a suonare. Sento anche una voce. È quella del cdm. Nella sua lingua inventata chiede di fare presto, perché ha fretta. Passando in corridoio, noto che le sue scarpe – l’unico paio che possiede – sono lì.
Mi accingo così ad aprire, armeggiando con la vecchia serratura. Quando ci riesco, il cdm non è più lì. Sullo zerbino ci sono solo un paio di ciabatte.
Quella volta è scomparso per due giorni. Ci siamo accorti del suo ritorno quando una mattina in cucina abbiamo trovato una di quelle tende da campeggio che si aprono lanciandole in aria.
Ora, dopo anni, mi chiedo ancora se quel cdm fosse reale o se fosse solo un ectoplasma.