Gorizia, 2004. Io e i miei due coinquilini veniamo invitati a un prestigiosissimo torneo di PES. Sedici persone selezionate, solo per giocatori pro. L’appartamento è una specie di sala giochi con quattro tv ed altrettante Playstation, un posto che si è fatto conoscere per storie e leggende atroci sul suo stato di pulizia, roba che a confronto Calcutta sembra Beverly Hills. Arriviamo nella casa e ci mettiamo subito a nostro agio. La serata promette bene, l’alcool (e non solo) scorre copioso.
Finita la birra, vado in frigo per prenderne dell’altra. Scopro che all’interno dell’elettrodomestico si era creato un piccolo habitat che conteneva almeno tredici diversi tipi di muffe e spore. Si sarebbe potuta creare la penicillina e distruggerla al tempo stesso.
Poi, sulla fine del primo tempo di un Juventus-Manchester parecchio combattutto e dopo svariate birre, devo per forza andare in bagno. Entrando in quella stanzetta angusta, mi ritrovo davanti a un cesso completamente otturato, roba che quello di Trainspotting gli faceva una pippa. Orripilato dalla visione, chiedo dove si potesse fare una semplice pisciata. Mi viene indicato con indifferenza il terrazzo, sul quale già un’altra persona, che sembrava solo affacciata, sta orinando.
Più tardi, complice lo stato di ubriachezza sincera, intercetto uno dei padroni di casa e gli chiedo: “Ma ragazzi come fate a vivere in questo degrado? E se dovete cagare come fate?” Ancora oggi, la risposta che ho sentito mi fa raggelare il sangue, roba che i racconti del cannibale di Rostov sono fiabe per bimbi: “Bè, a volte andiamo al bar, a volte la facciamo nelle buste della spesa e poi le portiamo giù nelle immondizie”.