Fra qualche anno, forse trovare un coinquilino non sarà facile com’è stato fino a oggi: dopo quasi 10 anni di crescita, leggera ma costante, nell’anno accademico 2021-2022 la domanda di immatricolati nelle Università italiane ha registrato un brusco calo. E secondo le proiezioni sulla popolazione giovanile in Italia, nei prossimi anni il trend potrebbe continuare allo stesso modo.
I dati Istat sulla popolazione indicano infatti che, almeno fino al 2042, ci saranno sempre meno giovani. Questo naturalmente andrà a incidere sulle iscrizioni alle Università, effetto che abbiamo già avvertito quest’anno e che non sembrerebbe essere un fenomeno passeggero.
Se la quota di immatricolati sulla popolazione giovanile dell’anno accademico 2021-2022 che era del 13,8 per cento, si stabilizzasse sulla stessa cifra anche per gli anni successivi, nell’anno accademico 2041-42 ci saranno 70 mila immatricolati in meno rispetto a quelli attuali.
Università, la mancanza di strategie unitarie: corsi telematici e misti per invertire il trend?
Naturalmente un modo per invertire questo trend sarebbe quello di attuare strategie per contrastare il trend demografico. Ma non è affatto un compito semplice.
Innanzitutto bisognerebbe ampliare il bacino di popolazione a cui offrire i corsi universitari, per esempio potenziando l’apprendimento permanente o cercando di attrarre studenti internazionali. Di pari passo andrebbe migliorata anche l’efficacia delle attività di orientamento in ingresso e migliorando il coordinamento con le aziende per poter offrire percorsi specifici.
Tra le varie strategie per rendere i corsi di Laurea più appetibili c’è anche quella di adattare la loro fruizione alle nuove modalità di apprendimento. Durante la pandemia ci sono stati molti passi in avanti verso questa prospettiva, con molti Atenei che hanno iniziato a offrire corsi in via telematica o mista.
Nonostante i metodi tradizionali siano considerati fondamentali e non facilmente sostituibili, i dati mostrano chiaramente come i nuovi metodi di apprendimento possano risultare più attraenti agli occhi dei potenziali nuovi iscritti.
Lo spazio per salvare le Università italiane ancora c’è, ma c’è bisogno di un’azione significativa e omogenea in quanto le sfide del prossimo futuro sono davvero dure. La riduzione della popolazione giovanile, il tasso d’istruzione che non accentua a crescere uniti all’aumento dell’offerta formativa e della competizione di altri fornitori, come ITS e Bootcamps, sono fattori molto preoccupanti.
Le università italiane rischiano di trovarsi senza studenti.
Potete trovare un approfondimento sul tema su lavoce.info