Per alcuni è un mega concerto nato per sensibilizzare le persone sulle tematiche ambientali, per altri “un prodotto commerciale perfettamente inserito nella logica del capitalismo verde”, che utilizza aree pubbliche a basso costo per risparmiare sugli ingenti costi di affitto di stadi e arene.
Perché se da un lato il Jova Beach Party ospita durante il suo tour gli interventi di personaggi come Serena Giacomin (fisica dell’atmosfera), Elisa Palazzi (clmatologa), Alex Bellini (esploratore e divulgatore) e Mia Canestrini (zoologa e divulgatrice), dall’altro lato fa molto poco per la difesa dell’ambiente DURANTE il concerto.
Plastica, combustibili fossili e allevamenti intensivi: le contraddizioni del Jova Beach Party
Partiamo dalla pressione antropica che si crea sull’ambiente: nel giro di pochi giorni, ogni spiaggia che ospita l’evento deve sopportare la presenza di circa 70mila persone. E non solo: nel caso dell’evento di Ravenna l’allestimento del palco avrebbe richiesto l’abbattimento di 50 metri di tamerici e lo sbancamento di parte dell’impianto dunale per il passaggio di mezzi pesanti. Azioni che, se confermate, non possono essere annullate da una semplice pulizia della spiaggia.
E sebbene durante il party si dichiari di combattere con forza l’inquinamento dato dalla plastica, durante il festival sono disponibili lattine di acqua alluminio da 33cl al costo di 2 euro l’una, che spesso sono messe in bicchieri di plastica e di carta. Non il massimo.
Ma passiamo alla nota più dolente: gli sponsor.
- Uno dei più importanti è Intesa San Paolo, una delle banche che in Italia investe di più sui combustili fossili.
- Un altro è Fonzies, che durante il festival ha fornito al pubblico bustine monoporzione da 100 grammi – ovviamente in plastica.
- Ma lo sponsor che stride di più con il personaggio di Jovanotti è Fileni, produttore intensivo di carne. Il cantante infatti ha più volte manifestato la sua scelta vegetariana, criticando duramente gli allevamenti intensivi.
“Un rave party illegale”: Le critiche delle associazioni ambientaliste
Così, per questo e altri motivi, il WWF Ravenna, in opposizione con il WWF nazionale che invece lo supporta, si è scagliato con forza contro il Jova Beach Party, definendolo: “un rave party illegale possibile solo grazie alla complicità degli enti”.
E le critiche non si sono fermate a Ravenna. Nelle scorse ore nelle Marche il Comitato TAG Costa Mare (di cui fanno parte – tra gli altri – Legambiente, Lipu e MareVivo) ha aspramente criticato la festa itinerante promossa da Jovanotti su diverse spiagge italiane.
Nel 2019, a seguito dei dubbi sollevati dalle associazioni animaliste sulla salvaguardia del fratino, piccolo uccello trampoliere sotto tutela che nidifica su alcuni litorali, Jovanotti fu costretto ad annullare la data di Ladispoli. Ora, a distanza di 2 anni, il party è ripartito come se le battaglie precedenti non fossero mai avvenute.
“Le ruspe sono di nuovo entrate sulla spiaggia di Casabianca distruggendo tutto il lavoro di restauro ambientale avviato e confermando che un evento come il Jova Beach Party è più importante di qualunque norma di tutela, programma di conservazione, progetto di valorizzazione naturalistica possibili. Un evento privato che utilizza il suolo pubblico demaniale a fini commerciali gravando sul patrimonio naturale dell’area” si legge nel comunicato delle associazioni.
Anche l’Enpa (Ente nazionale della protezione animale) ha fatto sentire la propria voce indirizzando una lettera al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: “Ci sono animali che vedono distrutti i siti di riproduzione e sosta. Giovani uccelli e cuccioli selvatici che muoiono, privati delle cure parentali. Tagli di alberi e siepi, lavori nelle spiagge che compromettono l’ecosistema dunale. Il grande e fragoroso disturbo causato dalla musica ad alto volume”.
Per il momento le proteste non hanno fermato le prime date del tour. Le foto dell’impatto ambientale del Jova Beach Party hanno fatto il giro del web, passando tuttavia in sordina a livello istituzionale. I vari appelli, come quello al sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, sono stati ignorati.
Ecco il video della Tiktoker @cotoncri sul tema:
Polemiche degli ambientalisti sul Jova Beach Party: la risposta del cantante
Dal canto suo, Jovanotti ha risposto alle accuse sostenendo che ‘la spiaggia (in quel caso si riferiva al live di Marina di Ravenna) è tornata meglio di come l’avevano trovata’, “grazie al lavoro e alla cura di questo aspetto, ma soprattutto grazie alla collaborazione di tutto il pubblico del Jova Beach”.
Secondo il cantante, l’evento sarebbe stato progettato tenendo conto degli obiettivi di sostenibilità, rispettando le leggi e realizzando in ogni modo possibile “una visione del mondo che tenga insieme lo spirito del rock’n’roll e l’attenzione per l’ambiente senza usare parole a caso, ma facendo le cose meglio che si può!”
Insomma, sappiamo tutti che il capitalismo e la modernità vivono di contraddizioni, ma con il Jova Beach Party forse si esagera.