Sebbene quasi tutti gli italiani (con una percentuale attestata del 96%) sembrino possedere una chiara percezione dello spreco alimentare a livello globale, solo una piccola frazione di essi ne conoscono la reale gravità.
Una ricerca condotta da BVA-Doxa, su commissione di Babaco Market, ha infatti rilevato che solo un quarto degli abitanti del nostro Paese è in grado di comprendere l’impatto dello spreco alimentare sul cambiamento climatico.
Per gli italiani lo spreco alimentare è un tema estremamente importante, ma solo in pochi ne conoscono la gravità
La ricerca sottolinea come, di fatto, ci sia una notevole differenza tra la percezione del fenomeno e la piena comprensione della sua entità. Il che si traduce, in molti casi, in una sottovalutazione del problema e in comportamenti non conservativi.
Nonostante questo non si può negare che in Italia esistano numerose iniziative e sforzi per controllare gli sprechi. Oltre il 50% degli intervistati ha ammesso di acquistare frutta e verdura esteticamente imperfetta (che molto spesso non si vede nei supermercati); il 19% ha inoltre sostenuto di utilizzare siti e app specializzate nella riduzione dello spreco come per esempio TooGoodToGo.
Nel Bel Paese tuttavia regna il pessimismo. Poco meno di quattro persone su dieci, infatti, crede che sia possibile raggiungere l’obiettivo dell’Onu di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030.
Le principali cause dello spreco alimentare secondo i dati rilevati dalla ricerca commissionata da Babaco Market
Lo studio di BVA-Doxa ha anche rilevato alcune tra le maggiori cause dello spreco alimentare. Per oltre il 50% sarebbe dovuto alla scarsa attenzione a consumare gli alimenti prima che scadano. Per il 33% la causa è una conservazione poco adeguata nei negozi e nei centri commerciali. L’acquisto di troppi generi alimentari è stato indicato come causa nel 21% dei casi. L’acquisto di formati troppo grandi (19%). Cucinare in cibo in eccesso (9%).
Gli alimenti più soggetti agli sprechi ci sono verdura (47%) e frutta (41%). Il pane (29%), tuberi (22%) e a sorpresa i latticini (24%).