La direttrice del liceo Malpighi di Bologna, Elena Ugolini, ha deciso di bandire gli smartphone dal proprio Istituto. La nuova regola si applica sia agli studenti che agli insegnanti, i quali rischiano sanzioni disciplinari qualora dovessero dare una sbirciatina alle notifiche durante la lezione.
La dirigente scolastica ha sottolineato che in realtà sin dal 2007 il regolamento di tutte le scuole italiane prevede che non si possano utilizzare i cellulari in classe, se non per motivi didattici. Ma ci sono stati veramente pochi sforzi nel far rispettare questa regola. E anche quando c’è stato il pugno duro nei confronti degli studenti, gli esperimenti sono miseramente falliti.
“I ragazzi devono lasciare il loro telefono in un cassetto non appena arrivano in classe, gli insegnanti invece devono lasciarlo in sala professori. Possono tutti ritiralo alla fine della mattina, senza eccezioni, se non per gravi motivi” ha spiegato Ugolini.
La dirigente scolastica vorrebbe creare nel suo istituto un un clima di lavoro positivo, senza l’intrusione continua dello smartphone. Il bando del cellulare anche nei cambi d’ora e durante la ricrazione servirebbe inoltre a spronare gli studenti a socializzare: “Ho visto concretamente cosa sono stati gli intervalli senza telefonini di mezzo: i ragazzi sono tornati a parlarsi e guardarsi in faccia, e così hanno fatto anche gli insegnanti”.
Ugolini, dirigente scolastica liceo Malpighi: “I ragazzi hanno risposto bene al divieto”
L’aspetto più sorprendente è che fino a ora gli studenti avrebbero accolto il divieto abbastanza serenamente. Il bando non è stato oggetto di proteste individuali o di scioperi:
“Credevo che non avrebbero accettato questa decisione, invece non è stato così. Complessivamente i ragazzi hanno accettato un patto, visto che anche noi adulti abbiamo deciso di rinunciare al cellulare. L’accordo è che per un anno non useremo lo smartphone nelle aule, nei laboratori e nei corridoi”.
Per il momento l’esperimento del Liceo Malpighi sta andando a gonfie vele. Non ci sarebbe da stupirsi, quindi, se altri Istituti decidessero di muoversi verso la stessa direzione per impreziosire il tempo trascorso a scuola.