Continua l’accesa bagarre tra le associazioni ambientaliste e gli organizzatori del Jova Beach Party, evento itinerante ideato da Lorenzo Cherubini che torna in scena – tra mille polemiche – dopo l’edizione del 2019.
Dopo i tanti dubbi sollevati dall’Enpa e dalle altre associazioni animaliste sullo scarso interesse degli organizzatori e delle istituzioni nel preservare l’habitat di alcune specie di animali, che pare sia stato completamente raso al suolo dalle ruspe per preparare lo stage del Jova Beach Party, è la volta di nuove incongruenze.
Sebbene infatti Jovanotti abbia ribadito più volte che il suo party itinerante sia stato pensato sui valori della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, alcune scelte fatte dagli organizzatori dell’evento sono apparse al dir poco controverse.
“Il food partner del Jova Beach Party è un allevamento intensivo di polli broiler”: nuove accuse a Jovanotti
Sebbene le bottigliette in plastica siano state bandite dall’evento, l’acqua è distribuita in lattine di alluminio da 33 cl, una scelta non esattamente sostenibile, visto che l’alluminio per essere riciclato ha bisogno di altissime temperature. Insomma, agli occhi degli ambientalisti si tratta semplicemente di una mossa per mantenere le apparenze. Gli snack offerti dagli sponsor, per esempio, sono confezionati in piccole buste di plastica e altrettanto controversa è la decisione di includere Fileni tra i promotori dell’evento.
“Chi vuole Jovanotti come guru sostenibile per ragioni di marketing e interessi crede che sia coerente se viene sponsorizzato dal terzo gruppo italiano che alleva in modo intensivo polli broiler?” si è chiesta retoricamente la giornalista Sabrina Giannini, dopo aver raccolto i dubbi delle associazioni.
La presenza di questo sponsor è ancora più stridente visto che Jovanotti si è più volte dichiarato contrario agli allevamenti intensivi.
Nei varo comunicati con cui Fileni annuncia la sua partecipazione al tour di Jovanotti, tuttavia, l’azienda sostiene di aver un occhio di riguardo verso la sostenibilità: “Quello di Fileni verso la sostenibilità è un lungo viaggio che parte dalla storia e dalla tradizione che rappresenta e corre verso il futuro. Un viaggio all’insegna della responsabilità e del rispetto per l’ambiente“.
La risposta del WWF Italia
L’associazione ambientalista italiana, sebbene non abbia fatto parte dell’organizzazione del concerto, ha fornito il suo supporto per “ridurre al massimo gli impatti” dell’evento sugli ecosistemi, sottoponendo ogni location a uno “screening ambientale molto rigoroso”. Vengono inoltre bollate come “fake news” i danni degli anni scorsi alle spiagge e si dichiara che dopo il Jova Beach Party molte zone (ad esempio quella di Castel Volturno) siano nettamente migliorate.
Il problema non sono le spiagge
Dando per vere le risposte del WWF Italia, il problema centrale rimane un altro. È possibile organizzare un festival “sostenibile” usando centinaia di migliaia di lattine di alluminio e confezioni di plastica e accettando come sponsor banche che investono nel fossile e grandi aziende di produzione di carne intensiva? È sufficiente dire che poi i soldi guadagnati attraverso le offerte del pubblico e il crowdfunding saranno utilizzati per la pulizia di aree e per la sensibilizzazione ambientale?
Sembra quasi che lo “screening ambientale” di alcune zone e qualche milione di euro – messo dal pubblico – per opere di pulizia bastino per continuare a fare gli eventi come si è sempre fatto: accettando sponsorizzazioni in maniera acritica e offrendo al pubblico cibo e acqua in modalità – e prezzi – tutt’altro che sostenibili.
Sembra quasi che il Jova Beach Party sia un evento all’insegna di quel cambiamento che si fa affinché nulla cambi.
Non sarebbe stato meglio informare le persone sul fatto che smettere di consumare la carne sia la scelta che ha un impatto più forte sull’ambiente? Non sarebbe stato meglio fornire alle persone acqua da bere in fontanelle e in maniera gratuita come si fa in tanti festival in Europa?
La sostenibilità ambientale – quella vera – passa anche per la rinuncia ad alcune fonti di profitto. Un passo che il Jova Beach Party forse non ha ancora fatto.
I rave parti sono molto più rispettosi dell’ambiente Jova Beach Party
Tanti lettori di questo sito ci hanno segnalato il fatto che accostare il Jova Beach Party a un rave party illegale, come ha fatto il WWF di Ravenna, sia profondamente sbagliato. Niente di più vero.I rave party sono più rispettosi dell’ambiente, più sostenibili e più economici per chi vi partecipa. E soprattutto differiscono nell’obiettivo. Se nei rave il fine è quello di ballare e di stare insieme nel rispetto dell’ambiente e del prossimo, nel Jova Beach Party il fine è uno soltanto: il profitto economico.