Vivere sotto lo stesso tetto insieme a un coinquilino non sempre può risultare facile: incomprensioni e liti per questioni economiche o organizzative sono sempre dietro l’angolo e a volte la situazione diventa così complicata da richiedere decisioni drastiche.
E allora come ci si tutela qualora la convivenza con un coinquilino diventasse così insopportabile? Si può impedire a qualcuno, con regolare contratto di affitto, di entrare in casa?
Poniamo come esempio una studentessa che prende in affitto un appartamento condiviso con altre ragazze per risparmiare sulle spese di alloggio. Una di queste, a un certo punto, inizia ad avere comportamenti minacciosi o pericolosi.
Le altre ragazze sono così spaventate che un giorno decidono di barricarsi in casa impedendole di entrare o addirittura di cambiare la serratura arbitrariamente. La coinquilina, che ha pagato in anticipo l’affitto, facendo valere il suo diritto di possesso nell’immobile, può denunciarle le coinquiline che le impediscono di entrare in casa?
La Cassazione: “In caso di legittima difesa, impedire l’accesso al domicilio a un coinquilino non è un comportamento configurabile come reato”
Secondo la Cassazione, che recentemente si è espressa proprio su un caso simile, si può chiudere fuori casa un coinquilino o una coinquilina, ma a patto che questa abbia messo in grave (o imminente) pericolo se stesso/a o un’altra persona. In questo caso entra in funzione la legittima difesa.
Bisogna però – come ribadito tra l’altro dalla Corte nella sentenza – provare alcuni elementi essenziali per la configurazione della legittima difesa, ossia l’attualità del pericolo da cui deriva la necessità della difesa. Questa può verificarsi in caso di una concreta minaccia già in corso o una minaccia o azione offensiva imminente. Chiudere la porta di casa a chiave, impedendo a un coinquilino di entrare, in questo caso non è configurabile come reato, in quanto l’azione è dettata dalla necessità di difendersi.